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La ricerca archeologica

Le prime ricerche archeologiche condotte a Curtomartino risalgono alla fine degli anni ’60 del secolo scorso, quando l’Istituto di Civiltà preclassiche dell’Università di Bari avviò una prima campagna di scavi.

Il saggio condotto all’interno della caverna restituì manufatti in pietra e resti faunistici databili alle fasi recenti del Paleolitico superiore (Epigravettiano antico ed evoluto, 19.000-15.000 anni circa da oggi).

Gli scavi condotti all’esterno, a ridosso dell’imbocco della cavità, permisero di reperire informazioni circa le fasi più avanzate della frequentazione del sito (Epigravettiano finale, 14.000-10.000 anni circa da oggi), documentate grazie ad un complesso di manufatti risalenti al momento conclusivo dell’ultima glaciazione, in cui il graduale mutamento climatico in atto si apprestava a mettere fine alla più antica età della Pietra.

Nell’ambito del progetto di valorizzazione e fruizione della grotta (2007-2008), la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Puglia ha condotto una serie di indagini archeologiche sia all’esterno della cavità che all’interno, negli ambienti a ridosso dell’ingresso.

Gli strati messi in luce si caratterizzano per l’abbondanza di residui carboniosi, traccia di antichi focolari accesi per illuminare e riscaldare gli ambienti della caverna, e per la presenza di un ricco complesso di resti faunistici, di industria litica in selce e di alcuni strumenti in osso lavorato, databili alle fasi finali del Paleolitico.

Le ricerche più recenti hanno quindi confermato quanto osservato nel corso dei primi scavi e hanno ampliato le conoscenze sul popolamento antico del sito, in particolare grazie all’inatteso rinvenimento di un complesso di manifestazioni artistiche di età paleolitica.

Tali testimonianze d’arte sono sia di carattere mobiliare (frammenti ossei e pietre recanti segni lineari e disegni zoomorfi incisi), che parietale (grafemi lineari incisi sulle pareti), e rappresentano una delle rare testimonianze di arte paleolitica nell’area delle Murge baresi.

L’arte mobiliare

Le recenti ricerche effettuate a Curtomartino hanno condotto al recupero di un insieme di pietre e di frammenti ossei incisi il cui rinvenimento ha, per l’area delle Murge baresi, carattere di eccezionalità: il complesso emerso costituisce infatti la prima testimonianza di arte mobiliare paleolitica emersa nella Puglia centrale ispirata al contempo a canoni naturalistici e schematici.

I grafemi incisi, di difficile lettura a causa dell’alterazione subita nel corso dei millenni, sono al momento in corso di rilievo ed analisi, tuttavia, si può anticipare che alcune delle pietre emerse conservano figurazioni di carattere naturalistico, profili zoomorfi resi con tratto rigido tendente alla schematizzazione, associate a segni lineari, secondo i tipici canoni della produzione artistica epigravettiana, nota in particolare grazie alle ricerche condotte nelle grotte salentine.

Le scene dipinte e incise databili alle fasi del pieno sviluppo dell’arte paleolitica videro, nella resa della figura animale ispirata ad un vivido naturalismo, il tema centrale della produzione.

Nelle fasi finali dell’evoluzione culturale del Paleolitico, l’acquisita padronanza formale permise agli artisti preistorici di reinventare e reinterpretare la figura animale, trascurando ogni intento ritrattistico e rimodulando in senso schematico la resa formale e il contenuto semantico di figure zoomorfe che perdendo in realismo, assurgevano al ruolo di simboli, dal contenuto enigmatico e difficilmente decifrabile.

L’arte parietale

Alle medesime fasi si ritiene plausibile possa risalire anche l’insieme di segni incisi riconosciuti sulle pareti. Ad una preliminare osservazione, si evidenziano segni lineari dall’andamento verticale, tra loro paralleli e sub-paralleli, talora associati in coppie, insistenti in particolare sulla parete sinistra della sala principale e su talune concrezioni stalagmitiche nella medesima area.

L’estrema semplicità dei segni e l’assenza di elementi figurativi o compositivi dall’interpretazione univoca impone cautela nell’inquadrarne l’esecuzione; tuttavia l’ipotesi di una origine paleolitica delle linee sembra avvalorata dal fatto che l’arte preistorica annoveri numerosi esempi di incisioni parietali di carattere lineare simili a quelli riconosciute a Cutomartino.

Il rinvenimento del complesso d’arte paleolitica qualifica il sito di Curtomartino come una stazione di straordinaria rilevanza, i cui frequentatori non erano dediti unicamente allo svolgimento di attività primarie, ma partecipavano pienamente al processo di rinnovamento in atto alla fine del Pleistocene, che visse nella produzione grafica uno dei suoi momenti più salienti.

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